Villa Reati, un gioiello nascosto a Lissone

Avete presenti quei luoghi affascinanti e misteriosi che da sempre incontrate nella vostra città, ma che troppo spesso vengono oscurati dalla moderna architettura urbana? Quei luoghi a cui passate a fianco ogni giorno, ma di cui la vera natura e la vera storia vi sono completamente sconosciute, sia perché non ve ne siete mai interessati, sia perché nessuno ve la mai raccontata?

È il caso di Villa Reati-Baldironi, mimetizzata tra i palazzi scuri e torreggianti, che si stagliano in via Fiume a Lissone, dove dominano i brobottii e i crepitii dei motori delle macchine che sfrecciano continuamente, che sono l’emblema della Lissone chiassosa e caotica che oggigiorno conosciamo. La villa, invece, è interprete di un passato più silenzioso e composto, che ci pare ormai troppo lontano.

Usciti da Piazza Libertà, centro di Lissone, imbocchiamo un vicoletto che ci indirizza, con i suoi sanpietrini rovinati, verso via Fiume. Qui superiamo un piccolo bar dove veniamo salutati da un gruppo di anziani, e giungiamo rapidamente alla Villa. Essa è facilmente riconoscibile: un’antica recinizione metallica, ormai divorata dalla ruggine e dai rampicanti, ci indica che siamo giunti a destinazione. Superato il cancello principale, che forse un tempo consentiva l’ingresso alle automobili, ci ritroviamo nel cortile dell’edificio e, dopo aver costeggiato l’intero confine, ci fermiamo di fronte a un imponente portone di legno, che segna la separazione tra interno ed esterno.

Esso ci conduce direttamente nell’atrio, che ci accoglie in questa nostra piccola avventura. Appena dentro la casa, la sensazione è quella di essere rimpiccioliti: l’alto soffitto e gli impressionanti affreschi ci rendono immensamente più piccoli. Dalla sala d’ingresso abbiamo l’opportunità di spostarci tra una camera e l’altra, che, sebbene spoglie di qualsiasi soprammobile e arredo, non hanno perso quell’antico fascino artistico e architettonico che sicuramente, un tempo, si distingueva a Lissone e in Brianza.

Ci spostiamo dunque nella Sala delle Battaglie, che ospita innumerevoli soggetti mitologici dediti alla guerra, che combattono per il dominio dell’attenzione di noi visitatori. Nella Sala dei Busti il nostro sguardo si concentra sui busti romani dipinti sulle pareti, mentre nella Sala delle Colonne i pilastri dipinti giocano con il nostro sguardo, fingendo di sostenere il soffitto. Nella Sala della Marina, invece, veniamo catturati dalle onde e dai flutti delle scene in cui altri soggetti mitologici vivono avventure sul mare, così lontano dalla nostra città, che tuttavia, grazie a questa sala, sentiamo nostro.

Come detto, l’intero edificio è dominato dalla pittura, caratterizzata dall’unione di diversi stili artistici che, fondendosi, permettono ai visitatori di compiere un vero e proprio viaggio nel tempo, sin dai primi anni della villa nel XV secolo, fino agli anni dell’abbandono nel XX, dovuto, molto probabilmente, agli alti costi di manutenzione. Essa è stata tuttavia acquistata negli anni ’80 dall’amministrazione comunale.

Dopo aver percorso l’intero edifico, e rammaricati di non poter visitare i piani superiori, poiché chiusi al pubblico, che probabilmente sono rimasti completamente immutati con il passare degli anni, decidiamo che è arrivato il momento di uscire. Una volta ritornati in strada, veniamo accolti e anche un po’ infastiditi dal rumore della città. Proseguiamo lungo via Fiume, in direzione della stazione, lasciandoci alle spalle un piccolo gioiello, una piccola isola che merita ben più riconoscenza.

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