Chi era Gino Meloni?

Nato a Varese il 24 aprile del 1905, Gino Meloni si trasferisce a Lissone all’età di sei anni e dal 1923 al 1927 fu allievo Arturo Martini dell’ISIA (istituto superiore per le industrie artistiche) di Monza; frequenta poi l’Accademia di Brera, a Milano, dove segue i corsi di Ambrogio Alciati.

Negli anni 30’ insegna nella scuola di arti e mestieri di Lissone, continuando a dipingere.

Nel 1939 ebbe luogo la sua prima mostra alla galleria Mazzucchelli di Milano e negli anni seguenti, fino al 1978, continuò a partecipare a diversi eventi e ad esporre le sue opere come, per esempio, alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma spingendosi poi anche all’estero con diverse esposizioni tra Leverkusen, New York e Parigi.

In questi anni, oltre ad aver ricevuto il “Premio Taranto” per la pittura, venne realizzata la prima edizione del “Premio Lissone” da lui ideato (1946-1967). Morì poi nel 1989 a Lissone.

Planimetria e caratteristiche della casa

La casa è stata costruita nel 1958 e si tratta di un edificio unifamiliare di due piani circondato da un giardino privato su tutti e quattro i lati. Il lotto comprende un’area totale di circa 381mq di cui 48mq il piano terra, 100mq il primo piano e 233mq il giardino, mentre l’altezza terra-tetto misura 13,5m.

L’impostazione di questa caratteristica ed originale villetta è chiaramente riconoscibile, due parallelepipedi sovrapposti: quello inferiore, privo di punti luce, è in cemento armato lasciato a vista e contiene il garage, i servizi generali e in origine anche lo studio dello stesso Gino Meloni. Una scala con gradini a sbalzo in cemento poggianti su travi metalliche collega il piano inferiore con il blocco superiore in cui è distribuita l’abitazione vera e propria. La recinzione era inizialmente formata da un muretto in cotto, attualmente sostituito da una semplice ma spessa rete metallica di colore bianco.

Il lato posteriore della costruzione è simmetrico a quello frontale, che si affaccia su Via Corrente, con l’aggiunta di alcune finestre rettangolari ed irregolari. La purezza dei volumi è accentuata dalla semplicità dei materiali utilizzati e dall’assenza di elementi decorativi.

Il volume di tutto il primo piano si sviluppa in aggetto di circa 1,5 metri rispetto al piano inferiore con la volontà di cercare un ordine, una misura, una modulazione che rendano le forme architettoniche chiaramente percettibili alla luce del Sole e coerenti tra loro creando così un’unica unità. La costruzione racchiude in sé elementi che mostrano l’inclinazione tardo-razionalista, ovvero una corrente architettonica sviluppatasi in Italia a metà del XX secolo volta a mostrare la semplicità delle forme, voluta dall’architetto Angelo Ravetta.

La casa presenta molte analogie con la “Casa del Fascio”, comunemente chiamata “Palazzo Terragni”, situata in Piazza Libertà a Lissone. Entrambe si sviluppano nel periodo razionalista, infatti, anche in quest’ultima costruzione citata sono ben riconoscibili i diversi volumi e le divisioni. Un altro elemento che accomuna le architetture è la presenza di due piani, quello inferiore più piccolo e il superiore aggettante, oltre al fatto che in entrambe le strutture l’entrata è posta al primo piano, raggiungibile da scale esterne. Dopo la morte dell’artista, la casa è stata ereditata dalla famiglia e attualmente è abitata da una sua nipote.

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