Biassono può sembrare un semplice paese di città, ma in realtà nasconde molte sfumature storiche e archeologiche, denotate da numerosi reperti ritrovati nel paese. Questi reperti, tuttora custoditi all’interno del museo civico di Biassono, testimoniano la storia di questo paese in epoche diverse, partendo da ritrovamenti addirittura risalenti al mondo dell’Antico Egitto, passando per l’epoca Romana, fino ad arrivare a reperti più recenti come ad esempio attrezzi agricoli, costumi tradizionali locali, oggetti di cultura popolare risalenti agli ultimi due secoli. Come già anticipato sopra, sono stati ritrovati a Biassono alcuni reperti riconducibili al periodo Romano, che testimoniano come già in quel periodo storico questi territori erano abitati. Sono stati infatti rinvenuti in parti diverse dal paese alcuni resti di alcune ville, di pozzi e alcuni tratti di una conduttura idraulica. Il ritrovamento più “importante”, è quello della villa situata nei pressi dell’antica cascina Sant’Andrea. Si è scoperto infatti, grazie ad alcuni scavi archeologici, avvenuti nel 1975 circa, che al di sotto di questa cascina si trovavano alcuni resti di una villa romana. Nei pressi di questa villa è stato rinvenuto anche un tesoro nascosto, formato da monete in bronzo e in argento. Altro esempio del passato storico di questo paese è la villa.

Verri, attuale sede del municipio. Durante il rinascimento Italiano la famiglia Verri si è imposta nel territorio di Biassono acquisendone i possedimenti terrieri, e fa costruire l’omonima villa Verri. Durante questo periodo, Biassono era un territorio di campagna, costituito da corti agricole e campi ancora presenti nella parte inferiore del paese. Il museo civico, fondato nel 1977, prende il nome dall’ultimo signore che ha abitato la villa, Carlo Verri. In suo onore è stato anche impresso lo stemma della famiglia sull’ingresso. L’edificio si trova in prossimità dell’incrocio fra la strada che da Monza conduce a Carate e la via San Martino che porta direttamente alla chiesa parrocchiale. Entrando nel museo ti sembrerà di essere stato catapultato in un’altra epoca, anzi, in mille altre epoche, perché quello che ti aspetta è un viaggio nel tempo che parte da migliaia di anni fa arrivando al XX secolo. All’esterno, ancor prima di attraversare l’arco d’ingresso del museo, si può ammirare il frantoio per l’estrazione di olio da semi di lino e di ravizzone(pianta erbacea con foglie gialle); una volta superato l’arco di ingresso, si accede al cortile del museo, di forma rettangolare, dove possiamo notare, sulla parete destra La Taverna De la Cazia, ovvero la taverna della caccia, un’autentica riproduzione di un’osteria dell’epoca che comprendeva oltre ad alcune camere, un forno, un pozzo, una corte e una cantina sotterranea. Questa riproduzione è stata inserita nel cortile con lo scopo di ricordare ai visitatori che i nobili e i proprietari terrieri cacciavano non solo per procurarsi il cibo, ma anche per svago personale. Il Museo è diviso in tre parti, che si susseguono: sezione etnografica ,sezione archeologica e la biblioteca. Nella prima sezione, la sezione etnografica, sono contenuti tutti i reperti usati nella vita comune dell’epoca per esempio armi usate per la caccia e alcuni strumenti utilizzati nella coltivazione dei campi. Nella sezione archeologica sono invece contenuti alcuni reperti o frammenti riguardanti le civiltà del passato, tra cui ad esempio le monete e i vasi ritrovati nella villa, come spiegato sopra. La terza e ultima sezione invece, la biblioteca, racchiude i volumi che descrivono e approfondiscono i reperti presenti nelle due sezioni antecedenti.



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