7:00 del mattino, la sveglia comincia il suo concerto di tintinnii assordanti. Bisogna lasciare le calde coperte! Fai colazione con gli occhi ancora socchiusi dal sonno e, dopo una doccia, indossi svogliatamente i vestiti, ma in tutto questo c’è una dolce consolazione: oggi è giorno di riposo. La tratta ferroviaria Lecco – Milano Porta Garibaldi, che accompagna al lavoro numerosissimi pendolari ogni giorno, ti condurrà, invece, verso una tranquilla passeggiata fuoriporta (da Milano a Lecco). 

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Raggiungi la stazione del capoluogo lombardo. Il biglietto, andata e ritorno, costa €9,60, abbastanza accessibile se si tiene conto che la tratta copre una distanza di 50km in circa un’ora. Non c’è bisogno di affannarsi nel sottostare a orari rigidi e stressanti, i treni passano ogni trenta minuti. Poco male, c’è il tempo di prendersi un caffè o di fare un giro per i vari negozi all’interno della struttura. Finalmente viene annunciato il binario del treno sulla linea interessata, la S7. Da lontano lo si intravede arrivare, il treno, dagli inconfondibili colori verde e bianco e, solo una volta arrestatosi, una scritta sul fianco della carrozza passeggeri diventa chiaramente leggibile: “BESANINO”.

Besanino | Storie di rotaie (e di ruote)

Ormai accomodato su un sedile libero vicino al finestrino, ti torna alla mente un articolo letto parecchio tempo fa. Per celebrare i 110 anni della linea ferroviaria Monza – Molteno, appartenente alla stessa linea S7, nel 2021 su questa tratta il solito autotreno TN ATR 125 Trenord è stato sostituito da una locomotiva storica a vapore commemorativa. Un colosso di acciaio nero, dotato di una cabina, un tender, un camino e ogni altra particolarità, che traina con sé carrozze degli anni ’30, dagli interni in legno. Una moderna, paradossalmente, macchina del tempo che si staglia sui paesaggi di una Brianza di periferia. Cullato dal dolce oscillare dei vagoni e perso in questi pensieri ti ritrovi per l’appunto a Monza. Intrigato, rivolgi lo sguardo e l’attenzione a ciò che si scorge oltre il vetro. Zone rurali di cascine, maneggi e casupole circondate da sconfinate distese di verde. Verso il comune di Villasanta le rotaie giungono a un bivio: Lecco via Carnate d’Adda e Lecco via Molteno. Inizi a pensare che sarebbe interessante scoprire quali paesaggi nascosti si celano oltre quell’altra via, che ormai svanisce, pian piano nascosta sempre più dalla schiera di alberi che prepotentemente si impone come protagonista del panorama. Da Biassono non ti senti più solo. Ad accompagnarti fino a Triuggio compare alla tua destra il fiume Lambro. Prima di separarvi, però, vieni distratto da un edificio che spicca tra le varie case, elevato su quello che da lontano appare quasi come un piedistallo. La “statuetta” che poggia, appunto, su di esso è la chiesa di S. Maria della neve.  

Il Besanino | Simone ©arcano | Flickr

A spezzare il verde scenario intervengono a intermittenza grandi ville unifamiliari (superata la stazione di Carate – Calò), gruppi di abitazioni, apparentemente di recente costruzione, campanili e capannoni di aziende di ogni tipo, che, man mano che ci si avvicina al comune di Besana Brianza, diventano sempre più frequenti. Da Cassago si entra in provincia di Lecco. Coerenti con il paesaggio rurale a loro circostante, le stazioni, di piccole dimensioni e tutt’altro che moderne, ti accolgono modestamente. Gli annunci all’altoparlante confermano queste impressioni: a causa dell’angustia e della scarsa lunghezza dei marciapiedi si consiglia di scendere dalle prime carrozze. Passata la stazione di Molteno, di interscambio con Como S. Giovanni, il Besanino sembra dividere la Brianza in due epoche diverse: a sinistra la superstrada la Nuova Valassina (SS36 del Lago di Como e dello Spluga) circondata dalla città e dalla sua frenesia, a destra le rare casette circondate dalla natura e la tranquillità che essa porta con sé. Capisci di essere arrivato a Lecco, il capolinea, dalla piacevole visione della città a ridosso del lago, degna conclusione di un viaggio rivelatosi più affascinante della meta stessa.

Sitografia:


                                                                                        a cura di Culoma e Falasco

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